“Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice.” (Albert Einstein)
Questa frase del celebre scienziato, purtroppo, esprime una realtà che ancora oggi nel ventunesimo secolo non siamo riusciti a cambiare, infatti aumenta sempre di più il numero di bambini, bambine, ragazzi e ragazze arruolati in gruppi armati in tutto il mondo.
Si stima che siano più di 300 milioni i bambini soldato nel mondo, un totale tre volte superiore rispetto a tre decenni fa. Non esistono statistiche ufficiali, sono solo stime, dato che si tratta di un fenomeno illegale e volutamente tenuto nascosto agli occhi delle convenzioni internazionali. In realtà, questi dati rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema molto più diffuso.
Ma chi sono i bambini soldato?
Con questo termine si intende qualsiasi persona di età inferiore ai 18 anni che è stata reclutata o utilizzata da una forza armata o da un gruppo armato non solo per combattere, ma anche come spie, messaggeri, cuochi, sguatteri, assistenti di campo e per fini sessuali.
Negli ultimi anni il fenomeno dei bambini soldato è in netto aumento perché è cambiata la natura delle guerre: non si tratta più della contrapposizione armata tra Stati, ma sono crisi interne tra gruppi politici, fazioni, gruppi religiosi o etnici. Per questo la maggior parte dei bambini proviene da famiglie povere che pur di sopravvivere si arruolano, altri invece vengono rapiti o costretti ad entrare nei gruppi armati con l’inganno e la violenza.
I bambini vengono educati a combattere, uccidere, commettere violenze. Ubbidiscono agli ordini più docilmente di un soldato adulto, si ribellano meno e vengono coinvolti più facilmente in azioni pericolose, come l’attraversamento di un campo minato, per l’inesperienza e l’incoscienza.
Dove si trovano i bambini soldato e quali conseguenze subiscono?
Sono 18 i Paesi in cui è stato documentato negli ultimi anni l’impiego di bambini soldato in conflitti armati, con un aumento del 40% di bambine spesso vittime di violenza di genere: in Sud America (Colombia), in Africa (Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Nigeria, Libia, Somalia, Sudan, Sud Sudan), in Asia (Afghanistan, India, Iraq, Myanmar, Pakistan, Siria, Yemen) e nelle Filippine.
Queste centinaia di migliaia di bambini vedono e vivono esperienze che mai un bambino dovrebbe vivere sulla propria pelle. Tutti coloro che non sono destinati a perdere la vita combattendo, vengono ritrovati in gravi condizioni di salute fisica e mentale. Non solo sono soggetti a gravi stati di denutrizione, mutilazione degli arti a causa di spari o dello scoppio di bombe e granate, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell’apparato sessuale incluso l’AIDS, ma anche a pesanti ripercussioni psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni o aver commesso atrocità. Per lungo tempo, anche per anni, i bambini possono provare senso di panico, avere incubi ricorrenti o attacchi di aggressività incontrollata ed improvvisa.
A tutto questo si aggiungono le conseguenze di carattere sociale, infatti molti ragazzi hanno difficoltà a reinserirsi nuovamente nel proprio contesto familiare, ad intraprendere nuove relazioni o a riprendere gli studi o il lavoro. Le ragazze, soprattutto in alcuni ambienti, dopo essere state nelle forze armate non riescono a sposarsi ed entrano nel giro della prostituzione. Paradossalmente, i gruppi armati diventano per questi giovani un punto di riferimento, un luogo sicuro dove sentirsi qualcuno, dato che rappresentano l’unica realtà che hanno conosciuto e che ha forgiato la loro identità.
Come si possono aiutare i bambini soldato?
Ogni anno a partire dal 2002, quando è entrato in vigore il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, si ricorda il 12 febbraio la lotta che avviene costantemente contro l’Impiego dei Minori nei Conflitti Armati. Sono molte le associazioni in tutto il mondo che si occupano di lottare con tutte le forze contro questo grave problema, cercando di strappare i bambini da questa situazione e reintegrarli nella società.
La reintegrazione dei bambini soldato è un percorso lungo e complesso che solitamente si suddivide in due fasi. Nella prima fase, i minori vengono accolti in un luogo protetto e vengono fornite tutte le cure mediche e psicologiche necessarie. Nella seconda fase, i bambini vengono ricongiunti con la famiglia di origine o affidati ai tutori: se hanno meno di 15 anni si favorisce il loro reinserimento nel sistema scolastico, sia attraverso corsi di alfabetizzazione e acquisizione di competenze di base, sia supportando economicamente le famiglie; se, invece, hanno più di 15 anni e non vogliono riprendere un percorso di studio, vengono coinvolti in attività formative con lo scopo di imparare un mestiere. Inoltre, i programmi prevendono anche un’attenzione specifica rivolte alle bambine e alle ragazze che spesso sono state vittime di abusi e necessitano cure mediche particolari ed uno specifico supporto psicologico.
I nostri progetti: doniamo una scuola!
La Fondazione Fratelli Dimenticati si impegna da molti anni su più fronti per garantire un’istruzione di qualità ai bambini più poveri e socialmente svantaggiati nelle varie zone del Nepal.
Il primo progetto coinvolge tre strutture: Don Bosco School a Biratnagar, Morning Star School nelle due sedi di Bharawal e Chakarghati. L’obiettivo principale è quello di aumentare il livello di istruzione di circa 2.000 bambini che vivono in quest’area del Nepal, facilitando l’accesso all’educazione di qualità, garantendo la continuità del percorso formativo e mirando ad azzerare il tasso di abbandono, garantendo una nutrizione adeguata tramite programmi di mensa scolastica e case famiglia e fornendo l’accesso alla sanità di base.
Il secondo progetto è iniziato nel 1992 con la costruzione di due sedi scolastiche nelle località di Bharawal e Chakargati nel Nepal orientale, in una zona che dista più di 20 chilometri dalle città più vicine. Sono frequentate da più di 1.500 studenti a cui viene garantita un’adeguata istruzione fino alla 12° classe e all’interno della stessa struttura scolastica, in modo da accogliere sempre più studenti che sognano di poter avere un futuro migliore nel proprio paese.